Storia
La mancanza di fonti scritte circa l'inaugurazione dell'anfiteatro rendono molto difficile fornire una cronologia sicura, tanto che in passato, da diversi studi, sono emerse date molto differenti, un periodo di tempo che va dal I al III secolo, anche se ormai è dimostrato che non può essere stato costruito dopo il I secolo. Lo storico Pirro Marconi propendeva in particolare per la costruzione tra il secondo ed il terzo decennio del I secolo, cioè tra la fine del periodo augusteo e l'inizio di quello tiberiano, mentre più recentemente Luigi Beschi propendeva per la metà dello stesso secolo.
Per datare l'Arena la si può confrontare con l'anfiteatro di Pola, dato che quest'ultimo è il più simile a quello veronese, sia per l'aspetto stilistico che per quello tecnico, ed inoltre appartiene alla stessa area geografica e culturale: le somiglianza sono tali da far pensare che i due siano opera dello stesso architetto e delle stesse maestranze. Per l'anfiteatro di Pola in genere la costruzione viene datata nel periodo augusteo, per cui è probabile che l'Arena sia stata realizzata all'incirca negli stessi anni.
Altri elementi per una datazione vengono forniti la testa di un gladiatore a grandezza naturale, realizzata in tufo: la testa è racchiusa in un elmo nel quale si aprono due fori rotondi, nei queli si intravedono gli occhi. La celata è costituita da due parte che si uniscono esattamente nella metà del viso: queste guancere partono all'altezza delle orecchie abbastanza sottili ma si ampliano fino a coprire tutto il viso, tranne gli occhi. Esse sembrano tenute insieme tramite due correggie incrociate sotto il mento. Questo tipo di elmo si diffonde alla fine dell'età augustea, ovvero circa tra il 10 ed il 20 d.C., e già dopo il 40 questo tipo di elmo si modifica ancora: questo riduce il varco di tempo in cui può essere stato costruito l'anfiteatro, tra la fine del regno di Augusto fino all'inizio di quello di Claudio. Considerando che le statue venivano realizzate alla fine della costruzione dell'edificio si può supporre che l'Arena fosse già completa verso il 30 d.C.,[6] come conferma lo storico Porro Marconi. Oltre all'elmo anche altre decorazioni sembrano portare a questo periodo la datazione della costruzione dell'anfiteatro.
La storia dell'anfiteatro nell'antichità è per lo più sconosciuta, anche sa la si può in parte trarre da alcuni fatti che coinvolsero Verona. Ad esempio, con l'inizio della dinastia Flavia, iniziò una guerra tra Vitellio e Vespasiano che coinvolse la città: quest'ultimo infatti la città come fortezza, perché attorniata da campi aperti in cui poteva utilizzare la cavalleria. La cinta muraria cittadina era però ormai inservibile, proprio per la presenza dell'anfiteatro poco fuori dalle mura, costruito in epoca di pace, per cui decise di costruire un vallo ed di far scavare l'Adigetto (un lungo fossato, utilizzato anche nel medioevo) a sud della città. Questo fatto è dunque una conferma del fatto che nel 69 d.C. l'anfiteatro era già stato costruito.
L'imperatore Gallieno fu impegnato in lunghe guerre per fermare le invasioni barbariche del III secolo, durante le quali utilizzo Verona nella sua nuova tattica di difesa elastica, che vedeva i capisaldi nelle città di Milano, Verona e Aquileia. Decise quindi di allargare le mura della città, ed in soli sette mesi, nel 265, costruì 1.300 metri di mura, in cui incluse finalmente l'Arena risolvendo il problema della sua posizione dominante rispetto alle mura di epoca repubblicana, come è attestato dalla scritta sull'architrave di Porta Borsari.
Nel 312 Verona tornò ad essere protagonista nella guerra tra Costantino e Massenzio, quando quest'ultimo si asserragliò dentro Verona e l'esercito costantiniano venne ad assediarlo: l'assalto avvenne proprio all'altezza dell'anfiteatro, che funse per gli assediati da bastione, dato che era molto più alto delle mura di Gallieno. Davanti all'anfiteatro si tennero due dei più importanti scontri di quella campagna: la sortita degli assedianti, che permise a Ruricio Pompeiano di andare a cercare rinforzi, e la battaglia notturna, in cui Costantino fu preso su due fronti, da quello degli assediati e da quello dei soccorsi, anche se riuscì comunque a vincere. Di questa battaglia vi sono due descrizioni, una in un panegirico a Costantino, ed una in un rilievo dell'arco di Costantino, in cui compare la città di Verona sotto assedio: nel rilievo quadrato, sulla sinistra, c'è Costantino protetto da una guardia e coronato dalla Vittoria, mentre sulla sua destra l'esercito attacca la città mentre gli assediati lanciano freccie e giavellotti dalle mura e dalle torri della città. La parte di cinta muraria più a destra, dove mancano le finestre del piano inferiore, era probabilmente quella che inglobava l'Arena.
Nell'Anfiteatro gli spettacoli iniziavano all’alba e finivano a sera, oppure potevano durare per giorni e giorni, per festeggiare delle vittorie importanti. A tempo di musica entravano sfilando bestie e gladiatori. Al mattino si cominciava con le “venationes”, che vedevano gli animali sfidarsi tra loro.
Nell’intervallo era la volta di esecuzioni e di danzatrici a suon di organo, e nel pomeriggio i tanto
attesi gladiatori.
La popolarità di un gladiatore tra le donne del tempo è paragonabile alla notorietà dei cantanti
famosi e dei beniamini di oggi, dunque c’era grande partecipazione alle lotte, che potevano regalare al gladiatore più valoroso la tanto sospirata libertà o la morte più atroce.
Nel Medioevo l’Arena venne impiegata solo occasionalmente nel per giostre ed esecuzioni capitali.
Le arcate esterne ospitarono magazzini, abitazioni, botteghe, e divennero persino residenza delle prostitute della città. Alla fine del '400 iniziarono vari studi sul monumento e, a partire dal '500 i lavori di restauro. Nel '700 si intensificarono gli spettacoli con giostre, commedie, e soprattutto la "caccia al toro" in occasione della visita di personaggi importanti, fino alle ascensioni in mongolfiera.
Nel 1913 il riuscito esperimento della messinscena di un’opera lirica ha trasformato l’Arena nel più celebre teatro all’aperto del mondo. La straordinaria acustica dell’Anfiteatro convinse il tenore Zenatello a tentare l’impresa: portare l’Aida in Arena. Il successo fu tanto grande quanto
inaspettato. Con l'Aida di Verdi si inaugurò la prima stagione lirica e da allora le gradinate
tornarono a popolarsi di spettatori e il palco di grandi nomi, come Maria Callas, ed ora dove prima c’erano depositi abbandonati ferve il frenetico lavoro di chi nell’ombra dà vita allo spettacolo. Ogni estate, da quasi 90 anni, la magia si ripete: il festival dell’opera lirica in Arena. Grandi opere liriche, con grandi cantanti e ballerini, un’orchestra impeccabile e favolose scenografie. Prima dello spettacolo è tutto un gran fervore, sfilate di abiti eleganti, annunci che invitano a prendere posto, ma quando l’opera comincia tutto si ferma, e chi non ha avuto la fortuna di essere fra gli spettatori, può tendere l’orecchio e da alcuni violetti dietro l’Arena pregustarne qualche nota.
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